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La Cittadella militare di Amiens e la Cittadella di Alessandria: un confronto stimolante

Renzo Piano Building Workshop, lo studio di progettazione guidato dall’affermato architetto italiano, sta terminando il campus universitario nella Cittadella Militare di Amiens, in Francia. “L’intervento, commissionato dall’Amiens Aménagement for Amiens Métropole nel 2010 dopo un concorso pubblico, punta a riattivare la cittadella eretta con scopi difensivi all’inizio del XVII secolo tra il centro storico e i quartieri settentrionali della città. Nel suo complesso il sito ospiterà non solo gli edifici universitari, cuore del programma funzionale, ma anche due ristoranti (tra cui un ristorante per studenti), due caffè, un auditorium da 500 posti che potrà ospitare eventi come concerti o cinema all’aperto, una biblioteca aperta all’intera cittadinanza e un parco”.

La cittadella di Amiens, costruita tra il 1598 e il 1610 e definitivamente completata nel 1622, è una vasta struttura pentagonale con cinque bastioni, preceduta da ampi fossati e circondata da un percorso coperto.

I numeri sono notevoli: un progetto di recupero che coinvolge una superficie di 18 ettari, riconvertiti per poter ospitare circa 4000 studenti. L’ex cittadella di Amiens, abbandonata dopo la partenza dell’esercito nel 1993, sta vivendo il più grande cambiamento della sua storia. Dopo il suo abbandono, la municipalità di Amiens è stata in grado di acquisire, alla fine degli anni ’90, questo vasto complesso di terreni. 

Quest’area “chiusa” di 18 ettari ha bloccato l’espansione verso nord della città per diversi decenni, e oggi la sua riqualificazione in centro universitario dovrebbe consentire di ricreare i collegamenti tra il centro città e la periferia attualmente isolata.

Su iniziativa di Amiens Métropole, diversi studi di fattibilità hanno dimostrato il potenziale di sviluppo del sito della Cittadella. Oltre alla sua vicinanza al centro città e al suo potenziale di sviluppo, la cittadella offre eccezionali opportunità di riconversione che possono essere riassunti in questi punti:

  • ristabilire i collegamenti e le necessarie continuità tra le parti dissociate della città e della Cittadella;
  • estendere il centro città e armonizzare la sua componente universitaria;
  • ospitare strutture universitarie in un ambiente urbano, architettonico e paesaggistico di alta qualità.

Nel dettaglio, il piano generale del progetto suggerisce che il nuovo intervento di riqualificazione ponga il suo fulcro attorno alla piazza principale della Cittadella, per offrire un nuovo e accogliente ritrovo pubblico per la città di Amiens. Il progetto di Renzo Piano ha previsto anche l’inserimento di una serie di nuove edificazioni disposte “a pettine” rispetto alla piazza principale, volumi che ben si armonizzanzo con il contesto storico.

Sugli altipiani naturali creati con l’erezione dei bastioni difensivi (una superficie di terra di quasi cinque ettari) il progetto propone dalla prima fase l’installazione di attrezzature sportive universitarie. 

I punti in gioco in questo processo di riqualificazione sono molteplici:

Patrimonio: rendere questo progetto la punta di diamante della politica di sviluppo dell’agglomerato urbano, sfruttando le qualità topografiche, paesaggistiche, architettoniche e storiche del sito; 
Mixité: favorire un’appropriazione del sito da parte del maggior numero di persone, non racchiudendo la cittadella nella sua unica funzione di campus universitario (capacità di creare uno spazio di vita al di fuori delle ore del corso, del fine settimana e durante le vacanze);
Socialità: un quartiere riqualificato e vissuto favorisce la complementarità tra i vari comparti urbani, favorendo lo scambio e la socialità tra le diverse parti eterogenee della città;
Qualità ambientale: sfruttare le caratteristiche naturali, urbane e sociali del sito e sviluppare un progetto ambizioso in termini di conservazione delle risorse naturali e sviluppo della biodiversità.

I numeri sono freddi ma danno la dimensione dell’intervento di recupero:

18 ettari: la superficie totale dell’intervento di recupero;
7 ettari: l’estensione del parco;
21.000 mq di spazi dedicati all’università;

Contributi economici:
40 milioni di € dal Conseil Régional;
36 milioni di € da Amiens Métropole;
26 milioni di € dallo Stato Francese;
5 milioni di € dal Conseil Général;

107 milioni di € totali di investimento.

Il paragone con la Cittadella di Alessandria diventa quasi naturale. Sebbene la superficie totale della nostra fortezza sia maggiore di quella transalpina, le modalità e gli orientamenti progettuali possono essere veramente presi come spunto per capire come orientarsi nel recupero della struttura.

Nell’esperienza francese si è deciso di seguire un percorso progettuale che ha portato come attore principale del processo di recupero la Municipalità di Amiens. Attraverso un concorso internazionale di progettazione si è potuto scegliere, in maniera assolutamente democratica, il progettista e la proposta progettuale che più si adattava alle esigenze della struttura e della cittadinanza.

I contributi economici, come accennato in precedenza, sono stati molteplici, sia a livello nazionale che locale.

Ma è soprattutto il concetto di “mix di funzioni” che vorrei mettere in evidenza, in particolar modo alla luce delle recenti proposte di prevedere, per la Cittadella di Alessandria, la sola destinazione museale (museo degli oggetti e della storia militare?).

Dal mio punto di vista, proprio per la sua caratteristica di “città nella città” (viste le notevoli dimensioni e la loro posizione strategica), alla Cittadella di Alessandria occorre ridare vita diversificando le funzioni che ospita, in modo da assicurarne una frequentazione continuativa.

Perché non ragionare di prevedere ANCHE una destinazione universitaria per la nostra Cittadella Militare (e tutto quello che si porta dietro una scelta di questo tipo)? Perché non spingere su questo “mix di funzioni”, in modo da ricreare una città nella città (che non diventi un semplice slogan per descrivere il nostro monumento)?

In un momento storico particolare per l’Università del Piemonte Orientale, che vede aumentare ogni anno il numero dei suoi iscritti, che si colloca costantemente nelle posizioni di vertice nelle classifiche sulla qualità degli insegnamenti nelle università italiane, e soprattutto che è costantemente alla ricerca di spazi e posti letto per i suoi studenti, individuare un comparto universitario all’interno della Cittadella potrebbe rappresentare una bella risposta della città ad una realtà che si sta affermando sul nostro territorio nonostante le enormi difficoltà. La richiesta di posti letto per gli studenti universitari fuori sede è un annoso problema che attende una degna risposta.

Un utilizzo eterogeneo della Cittadella, inoltre, può favorire una riqualificazione dei suo spazi “per comparti”: piuttosto che interamente, potrebbero essere riutilizzate piccole porzioni del complesso, anche attraverso accordi di concessione temporanea tra la proprietà Statale e gli occupanti. Questi ultimi potrebbero essere incentivati, attraverso uno sconto al canone di locazione o con contratti di comodato d’uso, ad investire nella manutenzione di tali spazi, in modo che possano farsi avanti, oltre che i privati, anche piccoli investitori o gruppi associazionistici catalizzatori di risorse umane ricche di creatività ed intraprendenza. Il tutto sotto il controllo attento della Sovrintendenza e degli uffici tecnici comunali, che vigilino sugli interventi manutentivi in modo che non stravolgano il carattere storico degli edifici.

Non escludo anche la destinazione museale, ma questa potrebbe occupare solo una parte, magari la parte più aulica della struttura: non possiamo di certo investire questa funzione del ruolo di motore del recupero generale della Cittadella. Oggigiorno riuscire a creare, dal nulla, un museo che possa attrarre i flussi turistici nazionali ed internazionali è impresa ardua: esperimenti di successo sono stati la delocalizzazione di grandi e famosi musei, vedi l’operazione che ha portato a creare a Lens (sempre in Francia) la succursale del Louvre parigino; ma in questi casi, appunto, si ha alle spalle la garanzia di qualità di istituzioni museali storiche ed affermate.

Questi grandi contenitori urbani sono luoghi che rivendicano una nuova identità sovente distante da quella originaria, “spesso contesi e stretti tra la complessità dei processi decisionali delle amministrazioni pubbliche, la rigidità degli strumenti urbanistici e le attese speculative del mercato”.

La soluzione per un recupero integrale, duraturo e di successo della nostra Cittadella Militare passa, a mio avviso, indissolubilmente nella progettazione di spazi che raccolgano una diversità di funzioni. Questa è l’unica risposta.

Ciò servirebbe a ridare progressivamente vita a zone della nostra città dense di valore architettonico, ricordando e valorizzando, anche attraverso destinazioni d’uso innovative, il bagaglio storico-culturale di cui tali edifici sono ancora testimoni.

Luca Zanon